Un disco d’amore. Un disco senza secondi fini.
Un disco d’amore. Un disco senza secondi fini. Un disco che ci invita a restare umani, ad essere sensibili alla solidarietà e all’integrazione sociale delle civiltà diverse in nome della strada del tempo, quel minimo comune denominatore che scandisce la nostra vita di esseri viventi. Quel tempo che da concetto filosofico e matematico diventa immanente condizione meteo che campiona il movimento delle nuvole sulle nostre teste. Al terzo disco l’artista partenopeo Ugo Gangheri, affiancato dai Nomadia, riesce in una grande magia, quella di registrare un disco con le splendide voci dei ragazzi del GOF (God Our Father Centre for Needy Children) del villaggio di Timboni in Kenya e di far incrociare la lingua napoletana con quella swahili attraverso un sound mediterraneo dal mood prevalentemente nostalgico. Le armonie sono figlie di una saggia conoscenza della chitarra e di tutte le sue sfumature soniche. I testi sono piccole poesie riflessive di speranza. Piccoli capolavori melodici, densi di curati arrangiamenti sono ‘O sole e ‘a luna, Ll ‘appuntamento cu’ ‘e nnuvole e ‘E scie. Ogni canzone si presta ad un’ambientazione teatrale perchè le radici artistiche di Ugo affondano in collaborazioni con artisti del calibro di Giobbe Covatta, Roy Paci, Enriquez della Bandabardò e Nino Buonocore. Come idea artistica di base il progetto di Ugo Gangheri si avvicina ad altri internazionali come i DirtMusic (Hugo Race, Chris Eckman, Chris Brokaw), Yann Tiersen e Goran Bregovic. Il ricavato economico delle vendite di questo disco è tutto destinato al God Our Father Centre for Needy Children, ulteriore nota di merito ad impreziosire il valore di questo disco. La strana direzione che sta prendendo la nostra società porta a trascurare un progetto di questo tipo perchè tutti indaffarati a farci imboccare di musica usa e getta. Un disco “sentito” e suonato è un’altra cosa.