Esiste un disco con queste musiche?
La musica che si scrive e/o si pensa per sonorizzare spettacoli teatrali nasce da un rapporto intimo con un copione da leggere e rileggere non solo ma, fondamentale sono gli approcci con il regista che ne detta gli aggiornamenti sulle pagine fino ad una stesura finale(c’è chi lo fa in maniera ossessiva, qualcuno in maniera goliardica, altri con un rigore da manuale ), il quale, avendo le idee chiare su di un insieme che comprende testo, scenografia, luci e movimenti, spesso della musica ha solo una sensazione dell’effetto che dovrebbe produrre nell'atto della rappresentazione e si lascia quindi “guidare” alla ricerca dello stile da usare per quel semplice senso di fiducia che si ripone l’uno nell'altro... perlomeno a me è andata sempre così.
La mia esperienza di piccolo musicista al servizio di lavoratori dello spettacolo quali Giobbe Covatta, Stefano Sarcinelli, Enzo Iacchetti, Gioele Dix, Sergio Friscia, Gualtiero Peirce, e tanti altri , ha fatto in modo che con il passare degli anni crescesse il mio archivio di pensieri musicali prodotti, che nel tempo ho conservato e custodito nel gelido buio di hard disk riposti al sicuro . Questo almeno fino allo scorso anno quando senza un motivo preciso ,mentre viaggiavo nelle terre d’Otranto da ovest ad est ascoltando dalla libreria del mio telefono un pò di musica, è partito uno di questi brani (-Sebeto - il nome di un antico fiume sotterraneo che silenzioso si muoveva nelle viscere della città di Napoli dando vita a numerose leggende) ed allora ho rivisto per un attimo ,tra le nuvole di un cielo limpido , la sensazione molto gradevole che produceva sugli applausi finali di una bellissima pièce con Iacchetti e Covatta per la regia di Gioele Dix, e così mi è tornata alla mente una domanda fattami più di una volta
in teatro dopo lo spettacolo in questione , “esiste un disco di queste musiche?”.
Così è nato questo anomalo desiderio !
La musica ha un grande privilegio in sé , parla, parla a chi la costruisce e a chi la ascolta… questo lo ha scritto David Byrne ma, in sostanza è quello che un qualsiasi musicista pensa.
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