


Il Covid era al suo apice. Eppure, quelle interminabili sere, svuotate dallo stress di giornate trascorse con la leggerezza di chi non ha padroni, offrivano un inatteso privilegio. E fu proprio in una di quelle notti silenziose – eppure echeggianti di quel pacifico nulla – che io e la mia Fender iniziammo a registrare, protetti dalla sua LUCE, fino all'alba.
Da qualche giorno, le mie dita sulla Martin mi stavano dando dei segnali chiari: una dimensione ritmica diversa dal solito. Persino Pancho, uno dei miei gatti, ascoltava attentamente quelle note che risuonavano nell'aria. Stava immobile, con gli occhi rivolti a nord, proprio da dove arrivano i venti d'inverno a sussurrarci come potrebbe essere il FUTURO.

Io sono... ! Ma in realtà non c'è nulla di vero in questa affermazione, anzi: magari sapessi chi sono veramente! Sono solo un piccolo artigiano in mezzo a quindici strumenti a corda – a sei, a dodici, a dieci, a otto, a quattro corde – sempre a guardare con il naso all'insù dove nascono i sogni, lassù, nel CIELO.

Amo il mare, ma soprattutto amo osservarlo dalla spiaggia in solitudine, per questo evito sempre l'estate. Mi piace guardare in particolare il Tirreno, goderne i colori mentre il sole tramonta ad ovest. È un momento speciale quando, una volta al mese, alle spalle di quel tramonto sorge la luna rossa e piena, lasciando un'impronta, un'icona che definisce l'EST.

Eravamo sul bordo piscina nel giardino di un casale dal nome bizzarro, 'Colliwood', in un pomeriggio di primavera arrivata troppo in fretta, prima ancora della prima rondine. Tra la noiosa, beata quiete del luogo e il profumo di legno d'olivo bruciato, io e la mia chitarra Lakewood abbiamo inseguito accordi fino al BUIO

Isla Morada è il nome di una barca che ha ospitato la felicità spensierata di una manciata di giovani per alcuni anni. Insieme, hanno coltivato una passione, lasciando che le loro vite scorressero, come il fiume verso il suo mare. Col tempo, però, la verità si è rivelata, stendendo la sua amarezza e allontanandoli. Nonostante questo, il suo nome resta agli atti come un inno a quella gioia e spensieratezza: CORDOFONIE DI PACE

Non puoi davvero afferrare il fascino e la bellezza di questo antico borgo disabitato senza visitarlo almeno una volta. Affacciato sui calanchi di una Lucania selvaggia, ti permette di sentirti padrone di tutto quel niente immenso che ti sussurra all'orecchio in un'incomprensibile lingua greca la forza e la necessità di quel SILENZIO.

Il viaggio è lungo, la strada non è delle migliori. Eppure tu lo sai: quel puntino laggiù nel pericoloso deserto della vita ti attende. Lo sai perché tu riesci a vederlo, ti è dato farlo. Altri, invece, ignorano persino l'esistenza di quel meraviglioso giardino che conduce al TEMPIO.

Sotto il velo della notte di San Lorenzo, quando i desideri ardono come stelle cadenti, ci troviamo in una camera d'albergo affacciata sulla piazza di Santa Fiora. La mia Lowden, complice di quel risveglio notturno, non ne vuole sapere di tacere. Così, abbracciati, tessiamo armonie inesplorate sotto la volta stellata, girando accordi che ci svelano segreti universali.
All'improvviso, un'esile figura emerge dall'ombra di un portico. Con un cesto gravante sulle spalle, si manifesta in un moto perpetuo di preghiera e cammino, immersa in un'aura di assoluta SPIRITUALITÀ.

Questa è l'America di Trump: quella del Mid West, l'America rurale, quella della barriera di separazione con il Messico. Un'ennesima vergogna, tra le tante che, ahimè, non finiranno. Non potendo fare altro che scrivere, ho composto un brano, seduto a mangiare taco's e meditando su quel divario, su quel CONFINE.
